Case green, quanto costerà la transizione

La direttiva europea sulle case green che entra in vigore oggi, 28 maggio, impone agli Stati membri interventi che dovranno produrre un miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici.

Quanto costerà all’Italia questa transizione energetica?

A fornire un quadro chiaro dello stato del patrimonio immobiliare italiano e una stima dei fondi necessari alla riqualificazione è recentemente stata Deloitte, che ha fornito dei dati interessanti, sul patrimonio immobiliare e sui costi della riqualificazione.

Un parco immobiliare obsoleto

L’Italia si appresta ad affrontare una grande sfida: la riqualificazione energetica del suo patrimonio immobiliare. Secondo i dati di Deloitte, infatti, oltre l’83% degli edifici residenziali italiani è stato costruito prima del 1990 e più della metà (57%) risale addirittura a prima degli anni ’70. Questo dato colloca l’Italia in una posizione di svantaggio rispetto agli altri Paesi europei: in Germania gli edifici con bassa efficienza energetica rappresentano il 45%, in Spagna il 25% e in Francia il 21%.

Secondo i dati di Deloitte, oltre l’83% degli edifici residenziali italiani è stato costruito prima del 1990 e più della metà (57%) è risalente a prima degli anni ’70. In Italia gli immobili di classe energetica F e G sono il 63% del totale del parco immobiliare residenziale, mentre in Germania arrivano al 45%, in Spagna al 25% e in Francia al 21 per cento.

Cosa dice la direttiva Ue “Case Green”

L’Unione Europea ha introdotto la direttiva “Energy Performance of Building Directive”, che ha l’obiettivo di migliorare l’efficienza energetica degli edifici e ridurre le emissioni di CO2. La direttiva, che entra in vigore oggi 28 maggio 2024, impone agli Stati membri di attuare misure per raggiungere un parco immobiliare residenziale con emissioni zero entro il 2050. Quanto alla sua attuazione, la Commissione prevede che ogni stato membro possa declinare la normativa sul proprio territorio in maniera autonoma, purché almeno il 55% del calo di energia derivi dalla ristrutturazione degli edifici con classi energetiche meno efficienti.

La transizione non sarà a costo zero

L’ammontare degli investimenti necessari si aggira tra gli 800 e i 1000 miliardi di euro. Un impegno significativo, in un contesto come quello italiano, in cui oltre 8 edifici residenziali su 10 sono obsoleti.

Ecco alcuni lavori e relativi costi che dovranno essere sostenuti per rispettare la direttiva europea: isolamento termico delle pareti, del tetto e dei pavimenti, la sostituzione degli infissi con modelli a basso consumo energetico, l’installazione di impianti di riscaldamento e raffrescamento efficienti, l’installazione di pannelli solari o fotovoltaici.

Un piccolo esempio:

Da uno studio presentato da Cresme-Symbola sulla base di un appartamento di 120 mq al quinto piano, il costo per una installazione di una pompa di calore e di serramenti nuovi si aggira sui 29 mila euro iva inclusa, mentre l’intervento con cappotto termico alle pareti, sostituzione serramenti e caldaia a condensazione fanno salire l’investimento a oltre i 59mila euro iva inclusa.

Insieme si risparmia: la centrale termica condominiale

Tra le soluzioni per il riscaldamento condominiale emerge la centrale termica centralizzata con pompa di calore acqua-acqua alimentata da fonte geotermica a bassa entalpia. Questa soluzione si distingue per il suo significativo impatto positivo in termini di riduzione delle emissioni e di risparmio economico per i proprietari.

Risparmio energetico e riduzione delle emissioni

La centrale termica centralizzata con pompa di calore permette di ottenere un risparmio energetico fino al 70%, superando in alcuni casi le prestazioni di altre soluzioni. Inoltre, grazie all’utilizzo prevalente di energia rinnovabile (circa i 2/3 del fabbisogno), questa soluzione contribuisce in maniera significativa alla riduzione delle emissioni inquinanti.

Vantaggi per la rete elettrica e l’indipendenza energetica

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la pompa di calore non grava sulla rete elettrica. Anzi, se l’edificio viene dotato di un impianto fotovoltaico e di una batteria di accumulo, la centrale termica centralizzata può addirittura apportare benefici alla rete elettrica. Inoltre, questa soluzione permette al condominio di raggiungere un elevato grado di indipendenza energetica, massimizzando la convenienza di un eventuale autoconsumo collettivo.

Costi e tempi di ritorno dell’investimento

Il costo per appartamento per l’installazione di una centrale termica centralizzata con pompa di calore si aggira intorno ai 19mila euro, comprensivo della quota per l’impianto fotovoltaico e la batteria di accumulo. Nonostante l’investimento iniziale sia più elevato rispetto ad altre soluzioni, il tempo di ritorno dell’investimento risulta notevolmente più rapido. Nello specifico, il tempo di ritorno è del 18% migliore rispetto alla prima simulazione e del 60% migliore rispetto alla seconda.

Il ruolo chiave per il governo: serve un superbonus

Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi della direttiva Ue “Case Green”, quelli del 2030 che prevedono un salto di classe energivora di due step, e quelli del 2050 che invece prevedono unità immobiliari ad impatto zero, sarà necessario un impegno congiunto da parte del governo che dovrà attuare politiche di sostegno come una rimodulazione efficiente del super bonus per aiutare le famiglie e le imprese.

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